Qualche giorno fa mi stavo truccando davanti allo specchio. E fin qui, niente di strano, direte voi. Impugnavo il mio fedele MAC 217 (le beauty addicted sanno benissimo di cosa parlo) e mi sono resa conto che nello specchio c’era una persona con in mano un pennello. Un pennello! Io, che disegno case e persone come se fossi all’asilo e al massimo riesco a fare doodles mentre sto al telefono, con uno strumento da artista in mano! I pennelli da trucco – soprattutto se professionali – assomigliano in tutto e per tutto a quelli che utilizzerebbe un pittore. In effetti, pensandoci bene, il makeup è un punto di contatto quotidiano con la creatività. Scegliere un rossetto o un abbinamento di ombretti ha un che di artistico, permette di esprimere il nostro mood del momento o l’appartenenza a un genere o una corrente, come se il nostro viso fosse un dipinto. Ho sempre voluto essere raffigurata come in un quadro preraffaellita, forse è per questo che la mia estetica quotidiana un po’ si avvicina a quell’ideale. Ecco, sto divagando. Ma soprattutto, lo slancio creativo ha un po’ preso il sopravvento. Quello che combino la mattina nella mia cameretta è ben lontano dal lavoro di un artista, non mi sento così brava da considerarmi tale.
Quando si parla di makeup, le migliori vetrine per vedere i pro al lavoro sono servizi fotografici e passerelle, dove gli artisti possono sbizzarrirsi, creare tendenze e suggerire nuove interpretazioni del trucco. Prendete per esempio le sfilate della Primavera Estate 2017: lì se ne sono viste delle belle! Dai tratti grafici in stile graffiti di Leitmotiv e Emilio Pucci, ai face paint di Max Mara e Desigual, passando per interpretazioni più soft (come gli eyeliner fuori dalle righe di Fendi e Vivetta) e a sperimentazioni creative incredibili (Preen by Thornton Bregazzi, Giamba, Issey Miyake e Olympia le Tan hanno scelto dei look pazzeschi!).
Arrivare a questi livelli richiederebbe un grado di preparazione davvero alto, anche se c’è un momento, secondo alcuni artist (chiedete a Jane Richardson di NARS), in cui tutti possono sentirsi tali. La svolta arriva quando, dopo aver fatto un pasticcio colossale, siamo in grado di correggerlo. Davvero: non è necessario saper ricreare i look da sfilata o lanciarsi in makeup carnevaleschi. La consapevolezza di quello che facciamo quando ci stiamo truccando e la capacità di scambiarsi consigli con amici e conoscenti ci distingue da chi si applica 43kg di fondotinta per errore, non sa come rimediare e esce lo stesso sperando che non se ne accorga nessuno (by the way, una spugna bagnata e strizzata eliminerebbe il prodotto in eccesso). Tornando al paragone con l’arte, è un po’ come quando un pittore dipinge più e più versioni sulla stessa tela, finché non realizza quella che lo soddisfa pienamente. Nell’antichità succedeva spesso e solo analizzando i quadri con le moderne tecnologie ci siamo potuti rendere conto di quanto un grande artista abbia lavorato, errore dopo errore, a un dipinto prima di farlo diventare un capolavoro.
Quando ci trucchiamo abbiamo una sola tela, che va mantenuta con cura, e il trucco si fa un po’ arte e un po’ filosofia di vita: sbagliando s’impara, e quando sai come correggere l’errore puoi dichiararti esperto nella tua materia. Ma pensa un po’ che cose incredibili scopro guardandomi allo specchio mentre mi trucco! La prossima volta potrei addirittura capire la teoria della relatività, magari prima o poi mi tornerebbe utile.