Una famosa canzone jazz degli anni Cinquanta recitava ‘Bewitched, Bothered & Bewildered’ (stregato, scocciato, sconcertato). Sono tre parole chiave che Maria Grazia Chiuri sembrava avere bene in mentre nel realizzare la collezione Haute Couture FW 2020 di Christian Dior, in un sorprendente total-black.
L’ispirazione femminista questa volta è duplice, e si divide fra l’antichità classica e il mito storico della stregoneria.
Si parte innanzi tutto dal setting: location prescelta per lo show è infatti lo storico palazzo in 30 Rue Montaigne dove monsieur Dior aprì la sua prima boutique, e che per l’occasione si è trasformato in una sorta di foresta gotica con tronchi attorcigliati, giochi di luce e di ombre, e un sali-scendi di scale quasi labirintico, che poi porta a un giardino in piena fioritura.
A completare la suggestione ci sono le illustrazioni dell’artista femminista Penny Slinger, che utilizza uno stile quasi surrealista per rappresentare gli elementi naturali: volti incorniciati da farfalle a simboleggiare l’aria, un viso coperto da mani le cui dita sono diventate lingue di fuoco. In questa realtà mistica iniziano a sfilare le modelle, vestite completamente di nero.
L’idea è quella di una coven di streghe che si riuniscono per compiere dei rituali: ci sono chiari richiami all’alchimia come la presenza di piume di gallo scure dai riflessi verdi, cappucci posati sulla nuca e velette nere che creano un gioco di vedo-non-vedo sul viso.
Ci sono le frange, tipiche dell’abbigliamento degli sciamani, collane con grandi ciondoli d’oro come quelli delle sacerdotesse celtiche, e sandali bassi che sostituiscono i tacchi: in un bosco bisogna camminare in piena comodità.
I tessuti sono leggeri ed eterei: taffetà ricamato, pizzo sottile e finemente lavorato, raso sfaccettato, cui si accostano a dettagli di sequin e inserti di piume, cristalli e pietre dure. Le silhouette rispettano perfettamente l’estetica di Christian Dior.
Gli scolli sono geometrici e mettono in risalto elementi sensuali come le spalle, la scollatura, l’arcata del collo; i vitini sono stretti, spesso evidenziati da cinture, e poi esplodono in gonne ampie e voluminose. La caratteristica dominante resta però il nero, colore che da sempre è associato al mistero e alla magia.
Altro elemento che ha ispirato la direttrice creativa è l’antichità classica, che in modo particolare fa riferimento alle cariatidi. Elemento architettonico che sorregge, è una colonna di supporto senza cui una struttura crollerebbe su se stessa. Il richiamo al ruolo della donna nella società è forte e chiaro: è la teoria del cigno nero, secondo cui grandi eventi della storia passano inosservati, così come lo è stata per moltissimi secoli la femminilità.
A completare il tutto, un beauty look ideato da Peter Philips, Creative and Image Director di Dior Make-Up, che ha scelto di valorizzare gli occhi. Due linee di ombretto nero, nella parte superiore e nella rima interna dell’occhio, lo incorniciano conferendogli fascino e profondità. Niente mascara: così il risultato è più delicato. Per l’incarnato, un velo di fondotinta, sul quale è applicato un leggero illuminante che fa brillare la pelle di luce naturale. Anche le labbra sono nude, così che il focus sia tutto concentrato sull’intensità dello sguardo.
Quella di Dior è una bellezza femminile potente e misteriosa, carica di un fascino senza tempo. È la bellezza del cigno nero: rara, eccezionale e quasi magica.