Non esiste una moda del futuro se non si conosce quella del passato. Lo sa bene divina_ispirazione, l’account Instagram diventato una vera mini enciclopedia per fashion addicted. Attraverso servizi fotografici e campagne pubblicitarie del passato, è facile rendersi conto di come i grandi del passato abbiano ancora moltissimo da raccontare, anche attraverso le collezioni dei designer contemporanei. A raccontarci come è nato divina_ispirazione è Giampiero Arcese, la mente che sta dietro a questi suggestivi post. Ecco la nostra intervista.
Com’è nato il tuo account Instagram?
Divina Ispirazione nasce dal desiderio di divulgare le ragioni e i sentimenti che hanno ispirato e ispirano ancora molti designers. La formula è quella di un’immagine corredata da una breve storia. Si parte da Charles Frederick Worth, il primo che ha utilizzato un’etichetta con il proprio nome su una sua creazione, fino ai neolaureati delle scuole di moda di tutto il mondo. Un ponte ideale fra passato e futuro che ci racconta il presente. Fra gli hashtag che utilizzo, sicuramente #fashionlegacy è quello che più rappresenta il concetto.
In che modi pensi che la moda del passato influenzi ancora oggi quella attuale?
La moda è storia e cultura, come tale ha tanto da insegnare. Insegna ad esempio a mettere in relazione l’estetica e la società. Il Little Black Dress di Chanel non nasce a caso negli anni ’20, bensì come risposta all’esigenza di dare una divisa adeguata e chic alle tante vedove che dopo il primo conflitto mondiale avevano la necessità di lavorare. Diventò un fenomeno di moda. Paradossalmente, in una società globalizzata e proiettata a velocità supersonica in avanti, il sentimento di piacersi e piacere ha certamente subito un’evoluzione, ma fa leva su meccanismi ancestrali.
Oggi la moda corre sempre più veloce ed è proiettata costantemente al futuro. Perché è importante fermarsi e guardare ai grandi del passato?
Vionnet, Chanel, Balenciaga e Schiaparelli, per citarne solo alcuni, ai loro tempi erano avanguardia, rappresentavano il futuro. Dal loro esempio ne scaturisce una sorta di formula, un modus operandi da trasferire al presente per determinare il domani di questo settore. Avere il coraggio di stravolgere le regole e seguire la propria visione, questo è il grande insegnamento.
Quali sono i couturier che oggi sono ancora molto rilevanti nelle collezioni che vediamo oggi in passerella?
A contare oggi, più che il segno che i grandi couturiers hanno lasciato nella storia, sembra essere il volume di affari che il business legato al loro nome riesce ancora a muovere – e lo affermo con grande senso del rispetto. Un anno fa la maison Dior ha celebrato i 70 anni dalla sua fondazione: in quanti sanno che solo 10 di questi 70 anni hanno visto attivo il suo fondatore, mancato prematuramente nel 1957? Dunque 10 anni con Christian Dior e 60 senza, attraverso evoluzioni, passaggi di testimone e cambi di direzione che vedono ancora oggi Dior, assieme a pochi altri nomi, sul podio dei brand più evocativi di valori positivi della moda.
Oggi i designer sono molto diversi da quelli di un tempo. Chi sono quelli che oggi hanno un’attitude simile ai grandi del passato?
Vero, tutto diverso. Come del resto è diverso il pubblico. Un tempo si “inventavano” linee e volumi, oggi si creano atteggiamenti, “attitudini”, appunto. Oggi vince chi traccia l’attitude del futuro con le regole del passato, contestualizzando la propria ricerca alle esigenze e ai sentimenti di un mondo profondamente cambiato. Fra i tanti, trovo che Demna Gvasalia stia facendo un buon lavoro in tal senso.
Quali sono gli stilisti che dovremmo riscoprire? Quali quelli che oggi dettano davvero le regole, non solo nella moda ma anche nell’immagine e nella comunicazione?
Oggi la maggioranza degli stilisti rispetta le regole del mercato, più che imporle. Al contrario c’è maggiore incisività per quanto riguarda l’immagine e la comunicazione, quasi a compensare una creatività che se fosse controcorrente si teme possa tradursi in un insuccesso. Mai come oggi il gap fra ciò che è comunicato e ciò che è indossato è stato così ampio. Il senso del coraggio è inversamente proporzionale al valore della posta in gioco. Ecco perché ritengo che per “creare” nuovamente come un tempo bisognerebbe dare più spazio a progetti indipendenti, a giovani designers che non avendo nulla da perdere e tanta creatività, oserebbero di più, dando all’evoluzione della Moda l’accelerazione che merita per stare al passo con i tempi. Come ha fatto Cristobal Balenciaga, creando il nuovo dalle più antiche tradizioni del costume del suo Paese. Questa è #fashionlegacy.