Fashion - March 22, 2018

Intervista a Divina Ispirazione: pillole di storia della moda su Instagram

Non esiste una moda del futuro se non si conosce quella del passato. Lo sa bene divina_ispirazione, l’account Instagram diventato una vera mini enciclopedia per fashion addicted. Attraverso servizi fotografici e campagne pubblicitarie del passato, è facile rendersi conto di come i grandi del passato abbiano ancora moltissimo da raccontare, anche attraverso le collezioni dei designer contemporanei. A raccontarci come è nato divina_ispirazione è Giampiero Arcese, la mente che sta dietro a questi suggestivi post. Ecco la nostra intervista.

 

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Audrey Hepburn photographed by Bert Stern at Maison Givenchy for a fashion editorial called “The Givenchy idea” (edition of Vogue, April 15, 1963, published photo), on March 15, 1963. Evening gown by Givenchy, made of silk shantung in a shade of vivid yellow covered with polka-dots, strapless, decorated in front by a brooch of big pearls and crystal beads, creating the false illusion of a flower, the model presents the shape of a slender column with the décolletage like a night-blooming flower, that rises in front and plunges to a deep “V” in back, featuring in back a loose tie at the waist, liner of silk in the same shade, of his collection for the Spring of 1963.Givenchy designed for many celebrity clients, including Oscar-winning actress Audrey Hepburn, with whom he would become closely affiliated with in terms of her cinematic style (and not only). He designed her attire for Funny Face(1957) and Breakfast at Tiffany's (1961) along with fellow costumier Edith Head, who'd previously handled wardrobe for Hepburn in Sabrina.(Givenchy had in fact first met Hepburn during the film's production, but initially thought he would be receiving a visit from another actress with the same surname, Katharine. They nonetheless eventually hit it off. Audrey presented certain ideas inspired by Givenchy for Sabrina, with Head and her team ultimately coming up with the final looks for the film on their own.) Givenchy also handled design duties on Audrey Hepburn films Love in the Afternoon (1957), Charade (1963), Paris When It Sizzles (1964) and How to Steal a Million (1966). And in 1957 the Givenchy brand released an immensely popular fragrance inspired by Hepburn called L'Interdit. #monsieurgivenchy #hubertdegivenchy #givenchy #paris #hautecouture #audreyhepburn #bertstern #vogue #1963 #60s #historyoffashion #myth #fashionlegacy #histoiredelacouture #fashiongram

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Com’è nato il tuo account Instagram?

Divina Ispirazione nasce dal desiderio di divulgare le ragioni e i sentimenti che hanno ispirato e ispirano ancora molti designers. La formula è quella di un’immagine corredata da una breve storia. Si parte da Charles Frederick Worth, il primo che ha utilizzato un’etichetta con il proprio nome su una sua creazione, fino ai neolaureati delle scuole di moda di tutto il mondo. Un ponte ideale fra passato e futuro che ci racconta il presente. Fra gli hashtag che utilizzo, sicuramente #fashionlegacy è quello che più rappresenta il concetto.

 

In che modi pensi che la moda del passato influenzi ancora oggi quella attuale?

La moda è storia e cultura, come tale ha tanto da insegnare. Insegna ad esempio a mettere in relazione l’estetica e la società. Il Little Black Dress di Chanel non nasce a caso negli anni ’20, bensì come risposta all’esigenza di dare una divisa adeguata e chic alle tante vedove che dopo il primo conflitto mondiale avevano la necessità di lavorare. Diventò un fenomeno di moda. Paradossalmente, in una società globalizzata e proiettata a velocità supersonica in avanti, il sentimento di piacersi e piacere ha certamente subito un’evoluzione, ma fa leva su meccanismi ancestrali.

 

Oggi la moda corre sempre più veloce ed è proiettata costantemente al futuro. Perché è importante fermarsi e guardare ai grandi del passato?

Vionnet, Chanel, Balenciaga e Schiaparelli, per citarne solo alcuni, ai loro tempi erano avanguardia, rappresentavano il futuro. Dal loro esempio ne scaturisce una sorta di formula, un modus operandi da trasferire al presente per determinare il domani di questo settore. Avere il coraggio di stravolgere le regole e seguire la propria visione, questo è il grande insegnamento.

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Christy Turlington, Nadja Auermann, Cyndy Crawford, Stephanie Seymour and Claudia Schiffer in colorful vinyl mini-dresses by Gianni Versace, 1994. Photo by Richard Avedon. By 1970 Versace was experimenting with his own designs. He began by combining colors and fabrics in contradiction to traditional fashion design aesthetics. He designs combined silk and fur and cotton all into one garment, a practice that later became part of the signature Versace look. His work brought him to the attention of three design houses: Callaghan, Complice, and Genny. Versace was hired to design a leather collection for Complice, under the label Complice by Versace, and a dress collection for Genny, under the Genny by Versace, label. These opportunities raised Versace’s profile in the fashion community and allowed him to launch his first women’s collection, under his own label, in 1978. To market his lines, Versace hired American photographer Richard Avedon to shoot catalogs of his collections. The two also collaborated on several books featuring Versace’s work. Versace was known for dressing film and music celebrities. His designs exuded a “rock ‘n’ roll” attitude. Leather, plastics, animal prints, denim, metal mesh, and stretch knits became staples of his flashy designs. While some considered the designs crass, or just plain trashy, other extolled Versace for his flamboyant use of color, texture, and pattern. Celebrities such as Madonna, Michael Jackson, Grace Jones, Sting, George Michael, and Eric Clapton flocked to Versace for ensembles that matched the images they wished to project. He also designed costumes for his friend, and favorite performer, Elton John, for his world tour in 1992. #gianniversace #richardavedon #christyturlington #nadjaauermann #cindycrawford #stephanieseymour #claudiaschiffer #vogue #1994 #popculture #colors #italianfashion #instafashion #fashionlegacy #90s

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Quali sono i couturier che oggi sono ancora molto rilevanti nelle collezioni che vediamo oggi in passerella?

A contare oggi, più che il segno che i grandi couturiers hanno lasciato nella storia, sembra essere il volume di affari che il business legato al loro nome riesce ancora a muovere – e lo affermo con grande senso del rispetto. Un anno fa la maison Dior ha celebrato i 70 anni dalla sua fondazione: in quanti sanno che solo 10 di questi 70 anni hanno visto attivo il suo fondatore, mancato prematuramente nel 1957? Dunque 10 anni con Christian Dior e 60 senza, attraverso evoluzioni, passaggi di testimone e cambi di direzione che vedono ancora oggi Dior, assieme a pochi altri nomi, sul podio dei brand più evocativi di valori positivi della moda.

 

Oggi i designer sono molto diversi da quelli di un tempo. Chi sono quelli che oggi hanno un’attitude simile ai grandi del passato?

Vero, tutto diverso. Come del resto è diverso il pubblico. Un tempo si “inventavano” linee e volumi, oggi si creano atteggiamenti, “attitudini”, appunto. Oggi vince chi traccia l’attitude del futuro con le regole del passato, contestualizzando la propria ricerca alle esigenze e ai sentimenti di un mondo profondamente cambiato. Fra i tanti, trovo che Demna Gvasalia stia facendo un buon lavoro in tal senso.

 

Quali sono gli stilisti che dovremmo riscoprire? Quali quelli che oggi dettano davvero le regole, non solo nella moda ma anche nell’immagine e nella comunicazione?

Oggi la maggioranza degli stilisti rispetta le regole del mercato, più che imporle. Al contrario c’è maggiore incisività per quanto riguarda l’immagine e la comunicazione, quasi a compensare una creatività che se fosse controcorrente si teme possa tradursi in un insuccesso. Mai come oggi il gap fra ciò che è comunicato e ciò che è indossato è stato così ampio. Il senso del coraggio è inversamente proporzionale al valore della posta in gioco. Ecco perché ritengo che per “creare” nuovamente come un tempo bisognerebbe dare più spazio a progetti indipendenti, a giovani designers che non avendo nulla da perdere e tanta creatività, oserebbero di più, dando all’evoluzione della Moda l’accelerazione che merita per stare al passo con i tempi. Come ha fatto Cristobal Balenciaga, creando il nuovo dalle più antiche tradizioni del costume del suo Paese. Questa è #fashionlegacy.

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