ROMPETE LE RIGHE! Se ci fosse qualcuno che ce lo dicesse così, a bruciapelo, come un ordine indiscutibile a cui non possiamo far altro che dar retta, forse sarebbe più facile. E invece tante volte il rompere le righe, l’uscire dalla via già tracciata, andare contro ogni aspettativa – insomma definitelo come vi pare – è la cosa più difficile del mondo, anche se è quello che desidereremmo di più. Le ragioni sono tante: paura del giudizio degli altri, paura dell’ignoto, paura di far soffrire chi ci circonda. Ma in realtà si riassumono in una parola sola: paura. D’altronde il proverbio lo dice chiaro e tondo: chi lascia la strada vecchia per la nuova….E se poi girato l’angolo ci aspetta un baratro?
Il fatto è che, alla fine, bisogna prendere il coraggio a quattro mani e andare. E c’è chi lo fa più consapevolmente di altri, dopo lunghi ragionamenti e riflessioni, chi ha bisogno di un compagno per buttarsi (vi dice niente La pazza gioia, che è appena uscito trionfante ai David di Donatello?) e chi lo fa più o meno inconsapevolmente, come se fosse in effetti l’unica opzione possibile per la felicità. Spesso, poi, i risultati sono spettacolari. Pensate alla cucina: gli chef di oggi lo fanno continuamente, sperimentando non solo nuovi sapori e abbinamenti ma anche nuovi modi di rappresentare un gusto conosciuto, che però diventa esteticamente irriconoscibile per poi ritornare familiare una volta in bocca.
Pensate alla moda: c’è chi ha stravolto la concezione di abito e chi invece ha giocato a divertire e a sorprendere comunicando messaggi attraverso i vestiti. Che poi è proprio attraverso le righe che alcuni hanno fatto la rivoluzione. Coco Chanel ha iniziato a mettere la marinière degli anni Venti e ha liberato le donne dal corsetto, mettendo loro addosso delle magliette a maniche corte che poi sono diventate un’icona di stile. Paul Smith ha fatto delle sue millerighe colorate la sua personale dichiarazione di allegra follia. Benetton fa righe da tutta la vita e da tutta la vita invita a romperle attraverso messaggi di positività e umanità che hanno fatto il giro del mondo.
Perché chi l’ha detto che le righe sono noiose? La verità è che lo sono soltanto se ci limitiamo a quelle in bianco e nero, che vanno diritte verso una direzione senza fermarsi mai a considerare un’altra possibilità. E allora forse non si dovrebbe dire rompere le righe, ma colorare le righe, deviare le righe, riempire le righe. Con i colori dei nostri sogni e delle nostre infinite possibilità.