In un’epoca in cui Instagram è il mentore a cui tutti facciamo riferimento, l’idea che esista un canone di bellezza standard che ognuna di noi è costretta a rispettare è qualcosa di quanto più reale e palpabile, che porta con se un concetto vero quanto spietato: il body shaming. Se ne fanno portavoce proprio i suoi utenti, che non mancano mai di esprimere giudizi sul web, che spesso dimenticano che obiettivo della critica sono persone umane e non telefoni. Che viviamo in un mondo che gira attorno all’immagine è una consapevolezza ormai di tutti, ma quanta fiducia in se stessi occorre per uscire illesi da tutto questo?
Chiara e Valentina Ferragni, colpite per prime riguardo al loro aspetto fisico, non si sono tirate indietro dal diffondere, finalmente, un messaggio importante che vogliamo condividere con noi e che, nel nostro piccolo, speriamo sia di ispirazione per tutte voi affinché non smettiate mai di credere nella vostra bellezza che è e deve essere sinonimo di individualità: «Mi dispiace che la mia normalità venga vista come non normalità. Sono una ragazza sana che mangia bene, ogni tanto mi concedo qualcosa in più, a volte sto più attenta. Senza ansia. Nel tempo ho imparato ad amarmi. E adesso dico a tutte “Siete belle lo stesso, ragazze! Dovremmo amarci di più. Chi sono gli altri per dire a me quanto io sia grassa o quanto debba dimagrire, o che non ho un fisico per Instagram? Chissenefrega dei chili di troppo o dei chili di meno, perché dobbiamo sempre cercare la perfezione. Se voglio mangiare 10 chili di pasta al giorno per un mese, lo faccio. Se voglio dimagrire dimagrisco, se voglio ingrassare ingrasso, se voglio stare così rimango così. Vogliatevi bene, cercate di stare bene con voi stesse e fate il meglio, cercando sempre di migliorarvi, perché è giusto migliorarsi».
Al messaggio di Valentina, fa seguito quello di Chiara: “Ieri, mentre stavo uscendo da un taxi per andare al lavoro, una donna mi ha sorpreso con un commento terribile. Probabilmente aveva 40 anni e, dopo aver visto me, ha detto a sua figlia (che probabilmente aveva circa 8 anni) ad alta voce: “non darle attenzione, hai visto che schifo è senza trucco”. La mia reazione è stata solo guardarla scioccata per un commento così rude, e quella sensazione è rimasta con me per tutto il giorno. Continuavo a chiedermi: perché le persone devono parlare male degli altri, e perché devono sempre criticare il tuo modo di apparire, più di ogni altra cosa? E perché le donne fanno questo di più e contro altre donne? In un sondaggio che ho fatto sulle Stories di Instagram martedì, dopo che mia sorella @valentinaferragni è stata attaccata sui social per non avere una ‘taglia da modella’, ho chiesto ai miei follower se si fossero mai sentiti offesi da commenti negativi sul loro aspetto fisico: l’89% di voi ha detto di sì. Non è pazzesco? In un mondo in cui ci sentiamo tutti giudicati per il modo in cui appariamo, un mondo dove tutti, almeno una volta, ci siamo sentiti vittime di uno standard di bellezza di cui non ci sentivamo all’altezza e dove ci siamo sentiti male nei confronti di noi stessi a causa di cattivi commenti, perché spesso ci comportiamo allo stesso modo con gli altri?”
“Conosciamo la sensazione di non sentirci la migliore versione al 100% di noi stessi, quindi perché provare a far sentire gli altri altrettanto male? Perché una mamma dovrebbe dire a sua figlia che un’altra donna sembra uno schifo senza trucco (e mi sono sentita così carina quella mattina) invece di insegnarle che la bellezza viene dall’interno, dalla fiducia in se stessi e dall’amore per se stessi? Che tutti sono belli a modo loro, che un “modello standard di bellezza” non esiste più? Che un viso fresco e un sorriso vero è meglio di qualsiasi tipo di trucco? Questo è quello che insegnerò a mio figlio, è quello che cerco di dirvi ogni giorno sui miei social media. Le donne vere si sostengono a vicenda. Insieme possiamo fare la differenza. Inizia tutto con piccoli passi: provare a dire a se stessi qualcosa di bello sul proprio corpo ogni giorno. E cercare di rendere gli altri intorno a noi più forti, invece di buttarli giù”.