Fashion - January 14, 2019

LO SHOPPING MORALE: la moda che ha a cuore l’ambiente

Dire che l’impatto che i nostri guardaroba hanno sull’ambiente sia un argomento che scotta è ormai quasi old-fashioned, sostenere però che forse ad essere vecchio stile sia solo il sopravvalutato poliestere è una realtà che tutti prima o poi dovremo accettare. Di volta in volta maggiore è per fortuna l’attenzione che consumatori e brand ripongono circa la sostenibilità del sistema fashion e oggi, in un momento in cui è proprio l’ambiente a chiedere soccorso, il cambiamento dovrebbe essere considerato una conditio sine qua non.

Il progresso tecnologico ci offre soluzioni alternative a vecchie e pericolose microfibre, sfruttando quelli che sono i miracoli della natura per metterli al servizio di una moda sempre più attenta al futuro del nostro pianeta.
Le nuove fibre a impatto zero sono moltissime e derivano da risorse completamente naturali che mai avremmo pensato potessero dar vita a stivali, borse, t-shirt e cappotti che con il passare degli anni ci si augura diventeranno parte irrinunciabile dei nostri guardaroba.

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BURKINA FASO with @ethicalfashion

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Non sono solo le fibre sintetiche però a costituire un pericolo ma anche l’industria della pelle svolge, molto spesso, un ruolo da protagonista per quel che riguarda la deforestazione e l’inquinamento durante le pratiche di concia e colorazione. Motivo per cui ecco che entrano in gioco ananas, mele, funghi, alghe, uva e ragni per la realizzazione di quelle che diventeranno le fibre del futuro. Alcuni esempi sono: il Piñatex, una pelle naturale alternativa derivata dalle foglie dell’ananas, l’Apple Skin creata per la maggior parte a Bolzano e costituita dai materiali di scarto dell’industria del cibo per produrre un materiale molto simile al pellame, L’ Econyl un nylon rigenerato ricavato dalle reti da pesca, la Microseta prodotta dall’abilità dei ragni di creare fibre resistenti ed elastiche e a questo elenco se ne uniscono tante altre ancora.

Tra i brand iconicamente sostenitori del rispetto ambientale, spiccano da anni Vivienne Westwood e Stella Mccartney. La prima avanguardista per eccellenza, da anni porta avanti lo slogan “buy less, choose well, make it last” per la lotta contro lo spreco degli indumenti in un ottica per i più superficiali poco business oriented ma sicuramente vincente dal punto di vista valoriale e comunicativo; nonché la campagna Save The Artic alla quale dedica un’intera parte della sua collezione. Stella McCartney invece è storicamente nota ai più per il rispetto degli animali sfruttati dall’industria moda, combattendo da anni per la tutela delle specie sposando la ricerca di nuovi materiali alternativi. Edun, celebre brand di lusso in passato parte del colosso LVMH, nasce in Africa con l’intento di sensibilizzare i suoi acquirenti circa la minimizzazione dell’impatto ambientale dell’industria moda con materiali organici, riciclabili e in generale assolutamente sostenibili. Anche Richard Malone porta in passerella collezioni eco-friendly collaborando con tessitori che sviluppano tecniche di produzione a partire dai rifiuti che sempre più spesso inquinano gli oceani. E chi usa la scusante che la sostenibilità la si paghi a caro prezzo, risponde H&M, il colosso svedese che come pochi altri membri del fast fashion, dedica all’ambiente un’intera linea: H&M Conscious che utilizza cotone organico, lana rigenerata, lino, canapa, poliestere riciclato e tencel, la nuovissima fibra che ricorda la seta realizzata con un processo al 100% rispettoso dell’ambiente.

Tutti coloro che sostengono che moda sia solo sinonimo di superficialità e unnecessary, dovranno ricredersi perché in fondo, oggi più che mai, possiamo dire che “fashion is not for dummies”.

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